Le canzoni di Sanremo: le pagelle (Parte 1)
Scritto da redonion il 22 febbraio 2023
La settimana Santa di Sanremo si è ormai conclusa da un po’, però io purtroppo ne sento la mancanza. Aspettiamo un anno intero per poterne godere e poi in soli 5 giorni tutto finisce e noi torniamo di nuovo in quel circolo vizioso di attesa. Quindi, prima di inviare una lettera ai vertici Rai per far allungare la durata del Festival a 2 settimane (ho già una scaletta ben precisa in mente, magari un giorno ve la dirò), continuerò a tenere vivo l’hype per questo Sanremo rilasciandovi le mie personalissime e soggettivissime pagelle, in due diversi appuntamenti!
Andremo in ordine di classifica finale (una vergona, a mio parere), quindi partiremo dal primo classificato e finiremo con l’ultimo classificato. Prima di cominciare, però, devo dire una frase che ho detto anche in radio – grammaticalmente scorretta, però racchiude il mio pensiero sul Festival di Sanremo 2023 per intero: questo Sanremo non ha “Sanremato” come gli altri Sanremo prima di lui hanno “Sanremato”. E’ stato tutto un po’ sottotono, a iniziare dalle canzoni: sono state pochissime quelle che mi hanno convinta al primo ascolto, mentre le altre ci hanno messo tutti e tre gli ascolti per entrarmi nel cuore (e nemmeno tutte ci sono riuscite).
Senza ulteriori indugi, allora, iniziamo!
Due Vite – Marco Mengoni: 8.
La canzone al primo ascolto mi sembrava la solita Sanremata alla Marco Mengoni, venuto palesemente solo per vincere. Ho avuto anche un’esperienza di whiplash continuo perché Marco ci cantava questa sua ballad dai toni malinconici vestito come il proprietario di un sexy shop qualunque (o qualcuno che ha svaligiato l’armadio di Rkomi senza ritegno).
Però, dopo averla ascoltata in loop continuo il giorno dopo la vittoria, la canzone mi è entrata in testa, e credo di aver finalmente trovato la frase migliore della musica rilasciata nel 2023 (forse però è un po’ presto per dirlo): “Siamo i soli svegli in tutto l’universo…”. Che gran modo di aprire una canzone!
Cenere – Lazza: 9.
Lazza è stato, per me, la rivelazione di questo Festival. Sono anche arrivata abbastanza in ritardo, perché a quanto pare è uno degli artisti che ha avuto il maggiore successo nel corso dello scorso anno in Italia, ma meglio tardi che mai!
Una canzone impeccabile, orecchiabile, con un testo all’apparenza semplice ma che funziona benissimo. La cosa che mi piace di più di questa canzone è la produzione, perché mi ricorda tantissimo una canzone che amo di Taylor Swift, quindi mi rende facile ascoltarla. E poi Lazza è veramente un personaggio unico, ho passato tutta la giornata di Domenica 12 Febbraio a guardare suoi video in loop, quindi!!
Supereroi – Mr Rain: 5.
Quello che ha salvato questa canzone sono stati i bambini, perché per il resto era di una noia mortale. Un tema trito e ritrito, un testo abbastanza banale, un’esecuzione (a mio parere) mediocre. Non capisco come abbia fatto a fare così tanti voti, perché nel resto della classifica ci sono persone che avrebbero meritato la top 5 più di questa.
Unica nota positiva è che quando Mr Rain si esibiva potevo piangere per quei bambini bellissimi (il mio preferito era il più piccolo!). Ah, si, le voci tutte registrate anche quando erano sul palco, palesissimo.
Alba – Ultimo: 2.
Un pezzo uguale a tutti gli altri pezzi che Ultimo abbia mai rilasciato nel corso della sua carriera. Poi mi deve spiegare perché urla sempre nelle sue canzoni. Non trovo nulla di positivo in questa canzone, e il fatto che sia arrivato nella Top5 mi fa una rabbia immensa. Smetto di commentare, anche perché dopo il primo ascolto, le altre volte che Ultimo si esibiva nel resto delle serate io facevo pausa bagno.
Tango – Tananai: 7.
Al primo ascolto non mi è piaciuta per niente, perché faccio parte di quella schiera di persone che si aspettava un tormentone alla pari di Sesso Occasionale. Ci ho messo un po’ a capire che Tananai non era venuto per giocare e basta: lui ha preso lezioni di canto, si è scritto un pezzone, si è presentato in smoking tutte le sere e ha detto ‘sono venuto per vincere’. E ci è andato vicino.
Poi, ragazzi, il video musicale mi ha distrutto l’anima, e adesso ogni volta che sento la canzone mi viene la lacrimuccia, perché non riesco più a separare l’una dall’altra. E poi la frase “Io tornerò un lunedì, ma non è mai lunedì…”. Wow.
Parole dette male – Giorgia: 4.
Da lei mi aspettavo grandissime cose, dopo i grandi pezzi che ha rilasciato nel corso della sua carriera. E invece la sua canzone mi ha proprio deluso.
Lei è sempre bravissima, la sua voce e le sue performance tutte impeccabili, ma la canzone proprio non mi piace. Il testo non è nemmeno così malvagio, però la produzione sotto è veramente pessima. Ho preferito di gran lunga il medley che ha portato nella serata cover.
Il bene nel male – Madame: 9.
La canzone meglio scritta di questo Sanremo. Mi aspettavo vivamente che finisse in Top5 (e invece ci è finito Ultimo). Orecchiabile, produzione fantastica, ti entra in testa, la canti già dopo il primo ascolto. Madame ha una voce molto bella, sono contenta che l’abbia usata al meglio nel corso di tutta questa canzone.
Mi aspettavo che ci facesse vedere il Green Pass, però per questa canzone perdono anche tutto il drama che è stato creato prima dell’inizio del festival.
Made in Italy – Rosa Chemical: 1.
Forse l’unica canzone veramente trash di questo Festival. In condizioni regolari mi piacerebbe tantissimo, sarebbe la mia più suonata su Spotify, saprei tutte le parole dopo due ascolti. Ma queste non sono condizioni normali, perché purtroppo non riesco ad essere oggettiva con questo particolare cantante. Rosa Chemical mi sta molto antipatico, perché lo considero un’ipocrita: strumentalizza alcune cose molto delicate per fare scena, poi però ha degli ideali che lo rendono molto vicino agli stessi politici che lo condannano.
Non voglio andare oltre con i miei commenti, perché poi si aprirebbe un buco nero da cui non uscirei più, quindi mi fermo qui. Peccato, davvero. Soprattutto perché è stato selezionato da Amadeus per partecipare a questo festival (devo dire che Amadeus ha fatto scelte che mi hanno molto delusa in questo Sanremo, ma questa è una storia che forse vi racconterò un’altra volta).
Due – Elodie: 8 ½.
Anche lei è partita un po’ sottotono nel mio cuore, però poi – come tutte le canzoni di questa grandissima Regina – mi ha piano piano ossessionata, e adesso la ascolto tutti i giorni. Elodie è venuta a Sanremo, ha dimostrato di essere una donna di grandissimo talento e classe (la serata delle cover l’ha dominata lei, sembrava un’ospite internazionale), con un pezzo pop magnifico, ed è tornata a casa.
E’ stata anche – secondo me – la cantante con le migliori performance vocali nel corso di tutte le sere a cui ha partecipato. Anche lei la aspettavo in Top5, ma purtroppo ci è arrivato Ultimo al posto suo.
Splash! – Colapesce e Dimartino: 10.
Il primo 10 di queste pagelle lo beccano loro, con il loro pezzo che – in tutta onestà – mi aspettavo arrivasse almeno terzo. Ahimè, loro purtroppo non sono per tutti.
La loro musica – i loro testi, soprattutto – sono soprattutto dedicati a quella fetta di popolazione che vive la sua depressione nascondendosi dietro battute e canzoni pop. Se, infatti, si va oltre il ritmo super catchy delle canzoni di Colapesce e Dimartino, e ci si concentra sul testo – anche leggendolo e basta – salta subito all’occhio come le parole siano in realtà molto tristi. A me fanno venire in mente quei monologhi filosofici che ricordano quel filone filosofico dell’esistenzialismo. Era la stessa cosa anche con Musica leggerissima, che parlava di depressione, camuffandola con un ritmo incalzante. Splash!, invece, parla della nostra vita sotto il sistema capitalista, e lo fa nella maniera migliore per entrare nella testa della gente: con un motivetto che è facile da cantare.
Lasciami – Modà: 6 ½.
La loro posizione in classifica – 11simi – mi ha sorpresa tantissimo. La canzone, invece, un po’ meno. La musica dei Modà mi ha cresciuta – soprattutto la loro Tappeto di Fragole, inno della mia adolescenza – e mi aspettavo una canzone con quello stesso ritmo per il loro ritorno al festival. Invece, hanno portato una ballad che, alla fine dei conti nemmeno mi dispiace, però non ti rimane in mente. Insomma, non è niente di groundbreaking.
Sono contentissima, però, che il frontman della band sia riuscito a viversi questo Sanremo con serenità, partecipando al Fantasanremo e divertendosi tantissimo, soprattutto dopo il periodo di depressione che ha passato. Tanti abbracci per Kekko.
Quando ti manca il fiato – Gianluca Grignani: 7.
Altra posizione in classifica molto inaspettata – soprattutto viste le altre canzoni e personalità in gara – però non mi è dispiaciuta affatto. Il testo di questa canzone è un vero e proprio pugno allo stomaco, quando lo leggi senza sentirlo cantato. Ci vuole grande coraggio a portare un argomento del genere come tema principale della tua canzone. Quindi, vivissimi complimenti a Gianluca Grignani per aver avuto questo coraggio – io, di sicuro, non ci sarei riuscita.
L’addio – Coma_Cose: 8.
Vincitori del premio come miglior testo, e se lo meritano tutto. Adoro i rifermenti all’interno della loro canzone, alla precedente che portarono sempre a Sanremo (“Se mi guardi mi bruci”/”Il nostro fuoco l’hanno visto tutti”). Loro si amano davvero tantissimo, e si vede proprio nel modo in cui cantano e si guardano e si muovono insieme sul palco. Si, lui forse è un po’ stonatino, però glielo perdono perché per me è impossibile immaginarli separati. La canzone è fatta completamente dal testo, perché la produzione è molto basica e semplice. Il cantautorato qui è veramente messo in risalto. Non mi dispiace affatto.
Sono anche tanto contenta che si sposeranno, perché significa avere tantissime altre belle canzoni. Un abbraccio a loro!
Mare di guai – Ariete: 7 ½.
Piccolo gioiellino all’interno di questo festival, con un testo che ti fa capire al primo ascolto che ha lo zampino di Calcutta al suo interno (è un complimento). Mi è piaciuta moltissimo come canzone, sia il testo che la produzione (anche qui si sente tantissimo la mano di Dardust, che io amo come produttore musicale).
Poverina Ariete perché l’emozione le ha giocato bruttissimi scherzi sul palco – alcune steccate non le posso certo dimenticare – però anche a lei va un fortissimo abbraccio perché ha portato una canzone apertamente saffica sul palco dell’Ariston. Per fortuna è rimasta nella prima metà della classifica, come meritava!
E con Ariete si conclude la prima parte delle mie pagelle – che si spalmano su più di un articolo per mantenere vivo l’hype.
Fatemi sapere la vostra opinione, anche al 3475123700 – il numero della nostra radio – e nel frattempo alzate il volume e godetevi la musica che ci ha regalato questo Festival, che non fa mai male!
Ilaria Canevara