IL LIBRILARY : LA VERITA’ SUL CASO HARRY QUEBERT
Scritto da redonion il 2 febbraio 2023
Benvenuti in una nuova puntata del Librilary, l’unica rubrica radiofonica che conta per consigliare e recensire quali sono i libri che vale la pena leggere, per il semplice motivo che mi hanno alterato in modo permanente la chimica celebrale. Mi presento, sono Ilary, l’autorità superiore ad RPZ – Radio Punto Zero in materia di libri da consigliare, leggere e recensire.
Siamo arrivati già al nostro quarto appuntamento, e riguardando i precedenti tre appuntamenti mi sono resa conto di una cosa: vi ho consigliato, per il momento, solo delle saghe (tutte tetralogie, tra l’altro). Quindi mi viene il dubbio: non è che i nostri lettori penseranno che la Ilary legge solo tetralogie, trilogie, duologie?
La risposta è, quasi quasi, un si molto netto. Diciamo che sono molto più abituata alla lettura di trilogie e tetralogie, quindi saghe in generale. Ultimamente mi sono anche aperta alle duologie, perché vanno abbastanza di moda.
C’è un motivo a questa cosa, però, e non è banale: sono abituata alla narrazione divisa in vari libri, perché credo sia quella che da l’opportunità di esplorare una storia nel miglior modo possibile. Non che in moltissime tetralogie alcuni libri non finiscano con l’essere inutili, perché al loro interno non succede nulla. Il nulla cosmico.
Però non mi fido tantissimo di una narrazione che ha inizio, si svolge e si consuma nell’arco di meno di 1.000 pagine totali. E’ un mio difetto, però è un difetto che piano piano mi sto togliendo. Certo, ho iniziato con romanzi autoconclusivi molto lunghi, perché appunto dovevo passare per gradi.
Quello che vi consiglio oggi, quindi, è forse uno dei romanzi autoconclusivi che mi hanno aiutata – e mi hanno introdotta, in fondo – al mondo della narrazione autoconclusiva. C’è un piccolo espediente, però: fa parte di una serie di libri accomunati non dalla stessa trama, ma dallo stesso protagonista, Marcus Goldman. E’, quindi, una saga antologica. La saga, quindi, ritorna sempre (anche se andando avanti potrete vedere quanto io sia migliorata, in fondo).
Il libro di cui vi parlerò, oggi, è La verità sul caso Harry Quebert, dello scrittore Joël Dicker. Come la maggior parte dei libri autoconclusivi che mi piacciono, questo è un giallo. Come la maggior parte dei libri gialli autoconclusivi che mi piacciono, la trama di questo libro ruota attorno a un caso irrisolto, avvenuto in una piccola cittadina rurale degli Stati Uniti, nel secolo scorso.
E allora, senza ulteriori indugi, andiamo con un poco di incipit: assalito dal blocco dello scrittore, Marcus Goldman si rifugia a casa del suo ex-professore, e amico, Harry Quebert per ritrovare l’ispirazione e chiedergli consiglio. Nel corso del suo soggiorno, si imbatte in una scatola contenente alcuni cimeli appartenenti ad Harry Quebert (incluse alcune foto che lo ritraggono in compagnia di una ragazza), che però non gli da la possibilità di parlarne. Marcus torna a casa sua, dopo un paio di settimane. Un giorno accende la televisione, e guardando il notiziario viene a sapere che nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione del suo giardino, è stato rinvenuto per caso lo scheletro di una ragazza scomparsa ormai da 33 anni: Nola Kellergan. Harry Quebert viene, ovviamente, accusato del suo omicidio, e viene subito arrestato. Nola è, Marcus si rende conto, la ragazza delle foto all’interno della scatola che aveva trovato nell’abitazione di Harry Quebert. Sicuro, però, dell’innocenza del suo amico, Marcus si trasferisce a casa sua, e inizia a indagare per conto suo, sperando di scagionarlo.
Passiamo, come mio consueto, a darvi un elenco di motivi per cui vale la pena leggere questo libro.
Primo motivo – forse potrebbe anche essere l’unico, in realtà – è che se vi piacciono i libri pieni di colpi di scena, che vi tengono svegli fino a tardi e che si fanno divorare in pochissimo tempo, questo è il libro che fa per voi.
Non scherzo quando dico che questo libro mi ha tenuta incollata così tante alle pagine, che sono finita col finirlo in meno di 5 giorni, perché non riuscivo a smettere. A ogni fine di capitolo, succedeva qualcosa che mi spingeva a voltare pagina, perché ‘no, non posso smettere di leggere adesso!!!’.
Molto collegato al primo motivo, è poi questo secondo: se vi piace cimentarvi nel ruolo di detective, questo è il libro che fa per voi. Si scoprono le cose insieme al protagonista della vicenda, Marcus Goldman, anche grazie a un interessantissimo intreccio tra passato e presente, che porta piano piano a svelare tutti i segreti di questa piccola cittadina (perché tutti sembrano buoni, e invece non lo sono per nulla, sono tutti malvagi, meschini, ipocriti, proprio come piace a me!). Vi ritroverete, quindi, a fare delle congetture insieme al protagonista: a volte vi troverete d’accordo con lui, altre volte no, altre volte ancora vi ritroverete a urlargli contro. Insomma, una vera e propria indagine con tanto di lavagna, foto, scritte col pennarello e notti insonni.
State sicuri, comunque, che qualsiasi sia la risposta alla quale arriverete, anche quando ne sarete sicuri al 100%, non avrete comunque scoperto la verità. Quella si scopre solo alla fine, e vi posso assicurare che non è quella che vi aspettate.
Personalmente, ricordo ancora l’adrenalina che mi ha pervasa durante la lettura di questo libro, che non è mai andata a scemare, proprio grazie al ritmo incalzante della narrazione che non mi ha lasciata prendere nemmeno un momento di respiro, per dire ‘okay, allora adesso non succederà nulla’. Succede sempre qualcosa.
Personaggio più interessante e sfaccettato dell’intera vicenda è proprio la vittima, Nola Kellergan. Intanto, mi ci sono affezionata subito, perché porta il nome della città in cui sorge la nostra radio (haha!). Poi, lei è un personaggio molto particolare, poiché lo scrittore Dicker ricorre a un’espediente che mi fa impazzire: non la descrive mai in modo oggettivo; invece, sono i vari personaggi a descriverla per noi, in delle descrizioni apertamente soggettive, in cui oltre agli aspetti del suo fisico e del suo carattere, finiscono anche per includere le loro impressioni legate a Nola. Era una brava ragazza, o no? Era una semplice vittima, o forse la sua morte era meritata? Non lo sapremo mai con certezza – almeno non fino alla fine – perché appunto Nola cambia continuamente, in base alla bocca di chi parla.
Questo libro è una continua altalena, se l’altalena fosse in moto, messa sopra una montagna russa senza cinture che va al contrario. Credo questa sia l’unica metafora per poterlo descrivere al meglio. Si è meritato la cinque stelle che do molto raramente ai libri.
E’ lungo, ma non fatevi spaventare dalla sua stazza. Le pagine scorrono meglio dell’olio, soprattutto perché la narrazione non diviene mai piatta. Ogni evento è collegato al successivo, non vi sono momenti morti.
C’è anche una serie televisiva, e questa è una delle rare volte in cui la trasposizione televisiva non mi è dispiaciuta affatto: proprio come è accaduto con il libro, ho divorato la serie televisiva (10 episodi in toto) nel corso di due pomeriggi, sprofondata sul mio divano. Però, ovviamente, il mio consiglio è sempre quello di leggere prima il libro, e poi vedere la serie televisiva, anche per avere un confronto sui due stili narrativi.
Prima di lasciarvi, vi do questa piccola chicca: lo stile narrativo di Dicker in questo romanzo è piaciuto così tanto che, nei libri successivi, ha iniziato ad adottarlo sempre, anche se non ha mai raggiunto la bellezza di questo suo primo esperimento. Vi farò, però, sapere cosa ne penso degli altri due libri che seguono Marcus Goldman nella sua vita.
Noi ci rivediamo molto presto, voi nel mentre continuate a leggere! Io tornerò con un altro libro da consigliare: ovviamente, solo di quelli che vi alterano la chimica celebrale!
Ilaria Canevara