“Il mercante di Venezia” in scena a Galleria Toledo
Scritto da redonion il 29 novembre 2022
Un’opera del 1600 ancora attualissima, con sentimenti e personaggi che potremmo – anche se non proprio in quelle vesti – incrociare per strada, ovunque noi fossimo. E’ questo “Il Mercante di Venezia” che è stato in scena a Galleria Toledo proprio in questi giorni.
RPZ – nelle persone di Cesco, Ilary e Cristina – è riuscita ad assistere a uno degli spettacoli, Sabato 26 Novembre, nel piccolo ma accogliente teatro di Galleria Toledo, nel cuore di Napoli. La regia è di Laura Angiulli e nel cast troviamo Paolo Aguzzi, Giovanni Battaglia, Alessandra D’Elia, Antonio Marfella, Michele Danubio, Caterina Pontrandolfo, Antonio Speranza, Fabiana Spinosa.
La trama è quella dell’opera di Shakespeare: Bassanio, giovane gentiluomo, desidera la mano di Portia, ereditiera di Belmonte; per corteggiarla chiede un prestito ad Antonio (il mercante di Venezia, appunto) di 3.000 ducati, ma il mercante è impossibilitato a darglieli di propria tasca; Antonio si dirige quindi da Shylock, ricco usuraio ebreo, disprezzato apertamente dai cristiani, per ottenere questo prestito; Shylock concede il prestito, stipulano un contratto della durata di tre mesi che stabilisce che in caso di mancato pagamento Antonio dovrà ripagare con una libbra della sua carne.
Ciò che colpisce di questa produzione teatrale è, certamente, la scenografia: essenziale eppure ipnotica. Tutti gli attori sono presenti sul palco, all’entrata in sala, seduti in varie posizioni. Tutti hanno i piedi nell’acqua: sul palco, infatti, è posta una grande vasca, come richiamo alla città di Venezia. Il rumore dell’acqua accompagna tutta l’opera poiché sempre in movimento, insieme agli attori in scena; il suo riflesso sulle pareti del teatro – nere – è poi ipnotico.
Ipnotiche sono anche le performance che ci vengono regalate dal cast: voci magnifiche che recitano le loro parti, con dialoghi e discorsi che anche se richiamanti alla dialettica dell’epoca, ti tengono incollato sulla sedia e non sono di difficile comprensione.
Sarà, poi, il mio continuo schierarmi dalla parte dei cosiddetti antagonisti – o, per lo meno, la voglia innata di comprenderli e capire come mai si comportano in un certo modo – ma devo spogliarmi momentaneamente delle vesti di giudice obiettiva per dire: Shylock, un po’ (e nemmeno così poco, in fondo) lo comprendo.
Soprattutto alla luce della conversazione che abbiamo avuto il piacere di avere con l’attore interprete, Giovanni Battaglia (che arriverà sulle nostre frequenze a breve), in cui abbiamo discusso di quanto i temi affrontati siano attuali, non mi sento di condannarlo come crudele, avido, perfido e tutti gli altri aggettivi molto poco carini che vengono utilizzati nel corso dell’opera. Ma forse, questa, è la mia deformazione non-professionale. Per farla breve, non sono dalla sua parte al 100% (lungi da me l’accettazione della violenza in ogni sua forma), ma non sono nemmeno dalla parte dei cosiddetti ‘buoni’, dell’opera – mossi anche loro da motivazioni personali ed egoistiche, in fondo.
La verità, come diceva un vecchio saggio, sta nel mezzo, e forse il finale dell’opera – così come le sorti di Shylock – non è così felice come può sembrare a primo sguardo, e non dà la giustizia di cui tanto si parla in una lunga sequenza che porta alla risoluzione del conflitto.
Ilaria Canevara