La Morte: la carta più fraintesa (e bella) dei Tarocchi (di Mariachiara Belardo)
Scritto da redonion il 5 novembre 2022
Tra i tarocchi più temuti da chi sceglie di rivolgersi alla Cartomanzia, c’è sicuramente il numero 13, La Morte. Un nome che trae in inganno, che spinge subito a pensare al peggio ma che, come è ovvio, non è affatto come sembra. Chiariamo subito infatti che questo Arcano non indica nessun evento tragico imminente, nemmeno quello suggerito dal suo nome: il suo significato cambia ovviamente in relazione alle carte che l’affiancano, ma generalmente indica una grande rivoluzione, metamorfosi o cambiamento imminente.
Solitamente La Morte viene raffigurata come un grande scheletro armato di falce, sul terreno che lo circonda, ci sono invece sagome di teste, mani e piedi. In alcuni mazzi di Tarocchi la Morte viene definita l’“Arcano senza nome”, poiché – come nel caso dei Tarocchi Marsigliesi – vi è la sola indicazione del numero. Nonostante, però, la sua immagine non trasmetta propriamente “positive vibes”, il suo significato non è assolutamente collegato alla morte fisica dell’individuo, ma ad una morte decisamente più metaforica. La fine di un qualcosa, di un periodo, di una fase che dà avvio ad un nuovo processo: un cambiamento pronto a stravolgere la vita del consultante. Non dunque morte, ma soprattutto rinascita. Questa carta intende non a caso suggerirci che è necessario distruggere e porre fine a qualcosa per poter finalmente dare spazio a ciò che davvero vogliamo e desideriamo.
Come è ovvio, gli input che ci vengono forniti da questa carta dipendono anche da ciò che intendiamo indagare. In amore, ad esempio La Morte ci sprona non solo a porre fine a quei rapporti ormai diventati pesanti e deleteri, ma anche a rivoluzionare tutte quelle piccole cose o abitudini che ci hanno portato in una zona di comfort ormai sterile e fine a sé stessa. Nel lavoro invece La Morte ci invita ad essere coraggiosi, rivoluzionari e ad eliminare tutte quelle dinamiche, o blocchi, che ci impediscono di raggiungere i nostri reali obiettivi.
MARIACHIARA BELARDO